N° 117
1.
Il Maggiore dei Marines Elizabeth Mary Mace
rientra nella sua abitazione di Falls Church in Virginia e la attende una
sorpresa: seduto su una poltrona del salotto c’è un uomo che lei conosce molto
bene.
-Comandante Rogers!- esclama.
-Ti ho detto mille volte che devi chiamarmi
Steve.- la rimprovera bonariamente Steve Rogers, ex Capitan America
(l’originale per l’esattezza) ed attuale leader dei Vendicatori Segreti.
-Ci proverò ancora.- ribatte Liz -Non ti chiedo
come hai fatto ad entrare, per uno come te è un gioco da ragazzi. Immagino
anche perché sei qui: il ritorno di mio fratello.-
-È davvero lui? Ne sei sicura?-
-Tutto indica che si tratti davvero di lui ma
solo un’analisi del DNA potrebbe chiarirlo con assoluta certezza. Lui stesso ha
delle perplessità.-
-Lo hai incontrato, quindi.-
-Una sola volta.[1]
Sono abbastanza sicura che sia davvero lui ma lui stesso ha la sensazione che
ci sia qualcosa di poco chiaro nella sua “resurrezione” e da parte mia ho avuto
l’impressione che tema di essere manipolato da qualcuno. Per questo non ha
voluto che gli riconsegnassi scudo e costume anche se mi ero offerta di farlo.-
-Molto interessante. Forse dovrei cercare di
incontrarlo. A dirla tutta, ci sono membri dello staff di Gyrich che non mi
convincono affatto.-
-Lascia che ci pensi io, è una cosa molto
personale dopotutto.
-E lo capisco molto bene. Fai pure a modo tuo
ma se avessi bisogno di aiuto, sai come rintracciarmi.-
-Se dovesse accadere, lo farò, te lo prometto.-
Ma
spero che non accada, pensa Liz, questa è una cosa che voglio risolvere da
sola… o quasi.
Il
killer è soddisfatto di sé stesso. Era un tiro difficile ma lui ce l’ha fatta
lo stesso. Non per niente era il primo del suo corso a Quantico.[2]
Sam
Wilson è morto. Ha ricevuto la lezione finale: chi prova ad ingannare la North
Organization non ha una seconda occasione di riprovarci. Missione è compiuta.
Il
cecchino sistema la sua arma nella custodia e lascia la sua postazione ed il
complesso del Watergate a Washington D.C., capitale degli Stati Uniti
d’America. Nessuno lo ha visto, nessuno ha sentito lo sparo. Potrebbero perfino
passare giorni prima che il cadavere di Wilson venga ritrovato.
Se
l’uomo, il cui nome è Richard von Burian, guardasse sopra la sua testa prima di
inforcare la sua moto sarebbe meno tranquillo, ma non lo fa ed è il suo secondo
errore di oggi. Il primo? Aver cantato vittoria troppo presto.
In
un certo appartamento del Watergate Arms un afroamericano dal cranio rasato e
dal fisico massiccio si rialza in piedi e si toglie dalla testa un pesante
casco protettivo su cui è conficcato un proiettile deformato.
L’uomo, il cui nome è
Chris Elder. Sogghigna. Senza quel casco, una delle meraviglie ideate per lo
S.H.I.E.L.D. dal Wakanda Design Group,[3]
ora la sua testa sarebbe ridotta ad una poltiglia. Anche così è stato quasi
come ricevere un calcio da un mulo.
Elder appoggia il casco
su un tavolino, si siede su una poltrona e riprende fiato, poi attiva un
microfono con tanto di auricolare:
-Emmy mi ricevi?-
<<Forte e chiaro, vecchietto.>>
risponde in tono impertinente e con un chiaro accento canadese la sua compagna
d’avventure Emmy Doolin <<Come ti senti?>>
-Ho un gran mal di testa ma sono vivo se è
quello che volevi sapere, ragazzina. Il nostro cecchino è caduto nell’inganno
ed ora crede di aver ucciso il congressista Wilson. A proposito, gli stai alle
costole, spero.-
<<Mi hai preso per una dilettante? Certo
che gli sto alle costole e non intendo mollarlo.>>
-Stai attenta, è un tipo pericoloso.-
<<Anche io quando voglio. Non essere
apprensivo. È vero che hai l’età per essere mio padre ma non lo sei e non sei nemmeno il tipo da sentimenti
paterni quindi lasciami fare.;>>
-Non fare troppo l’insolente ragazzina o potrei
essere tentato di darti una lezione.>>
<<Mi prenderai a sculacciate? Non sapevo
che ti piacessero i rapporti sadomaso.>>
Elder
scuote la testa. Inutile discutere con Emmy. Può solo sperare che non si metta
troppo nei guai. Per fortuna non è davvero sola. Ha qualcuno che veglia su di
lei dal cielo e non è una metafora.
2.
L’organizzazione
di intelligence e mantenimento della pace internazionale affiliata alle Nazioni
Unite chiamata S.H.I.E.L.D. mantiene presso la sua sede di New York una piccola
prigione per coloro che sono stati catturati nel corso delle sue missioni e
sono in attesa di giudizio davanti alla Corte Penale Internazionale o nei
tribunali statali.
È qui che il Tenente di
Marina Franklin Roosevelt Mills e l’Agente Speciale Amara Kelly dell’Ufficio
del Direttore dell’Intelligence Nazionale si trovano per parlare con una
detenuta speciale.
Il suo nome è Tirife
Barzani, curda irachena, un tempo membro del corpo speciale chiamato Amazzoni
del Kurdistan ed in seguito soldatessa a contratto per la compagnia militare
privata chiamata North Organization, in altre parole una mercenaria.
-Ha capito bene i termini dell’accordo che le offriamo,
Miss Barzani?- le chiede Amara Kelly -È ponta a dirci tutto ciò che sa sulla
North Organization?-
-Non mi avete dato scelta.- ribatte la donna
-Se non avessi accettato la vostra
proposta sarei stata rimandata in Iraq dove sarei stata sicuramente uccisa.-
-Lo prendo per un sì.-
In
quel momento il cellulare di Mills squilla. Prima che possa perfino vedere chi
lo sta chiamando anche il cellulare di Kelly comincia a squillare.
Guai
in vista, pensa Mills, e non sbaglia.
-Che sta succedendo, Perry?- chiede alla donna
in uniforme dall’altro lato della linea.
<<La sede della North a Falls Church è
appena saltata in aria. Non si sa se ci fosse ancora dentro qualcuno.>>
risponde il Tenente dell’USAF[4]
Diane Perrywinkle <<Il Maggiore Mace ed io ci stiamo recando sul
posto.>>
-Tenetemi aggiornato.-
L’espressione
sul viso di Amara Kelly è eloquente: ha ricevuto la stessa notizia e sa anche
lei cosa significa.
Altrove
una donna esamina ancora una volta i dati sul suo computer ed in particolare
alcune fotografie.
Elizabeth Mace, Franklin Mills, Carolyn St, Lawrence, Elijah Bradley. Tutto combacia
perfettamente. I loro segreti non sono più tali, almeno non per lei. Ora deve
solo decidere cosa farci. La North Organization, o almeno quello che ne rimane,
pagherebbe volentieri una fortuna per queste informazioni, ma se lei avesse
voluto vendergliele lo avrebbe già fatto quando le ha scoperte. E nemmeno è il
caso di provare un volgare ricatto. Questi cosiddetti eroi non cederebbero mai,
non è nel loro stile.
Davvero
un bel dilemma.
Gli
incendi sono tutti uguali o almeno lo sembrano dopo un po'. Chissà se la pensano
così anche i vigili del fuoco incaricati di spegnerli? Questo si chiede Liz
Mace quando scende dall’auto che l’ha portata sino alla sede della North
Organization od almeno a quanto ne rimane che non è molto.
-Se non sapessi che è impossibile, potrei
perfino pensare che abbiano usato una bomba nucleare.- commenta Diane
Perrywinkle.
-In realtà bastano poche cariche piazzate nei
punti giusti per ottenere il collasso completo di tutti gli edifici.- replica
Liz -A quanto pare quel che rimane della North sta facendo piazza pulita di
qualunque indizio compromettente.-
-Sir Ian McMasters, il CEO[5]
della North si è trasferito a Isla Suerte, che non ha trattati di estradizione
con nessun’altra nazione.- aggiunge Diane.
-Bella mossa ma se davvero pensa di essere al
sicuro, potrebbe sbagliarsi di grosso.-
-Che intende dire, Maggiore?-
-Che non esistono solo i modi ordinari per
risolvere certe questioni.-
-Sta forse pensando ad una… extraordinary
rendition?-
-Chissà?- è la sibillina risposta.
3.
La sede della Polizia Tribale della Nazione
Apache di San Carlos nel cuore dell’Arizona assomiglia a qualsiasi altra in
tutti gli Stati Uniti, pensa Roberta “Bobbi” Mace. A parte che quasi tutti i
detective vestono casual e portano i capelli lunghi non ci sono altre significative differenze. I poliziotti sono poliziotti
ovunque.
Al
momento quello che preoccupa Bobbi è che non è ancora riuscita a mettersi in contatto con i suoi familiari.
Cosa diavolo è successo durante il suo rapimento?
-Ancora nulla?- le chiede Sam Silvercloud.
-Nulla di nulla.- risponde sconsolata Bobbi
-Non c’è verso di raggiungere qualcuno.-
-Abbiamo avvertito i federali ma non saranno
qui prima di domani e nel frattempo dobbiamo sistemarti in qualche modo. Non
puoi certo dormire in una delle celle.-
-Mi arrangerò lì se necessario. Non ho grosse
pretese… e nemmeno i soldi per pagare un motel.-
-A quello possiamo rimediare. In ogni caso…
sarei più tranquillo se potessi tenerti d’occhio. Ho un brutto presentimento.
Potresti venire a casa mia. Io mi arrangerei sul divano.-
-Ehi non sarò un tentativo di approccio?-
-Naturalmente. Noi pellerossa notoriamente non
sappiamo resistere ad una donna bianca.-
-Ehi, non intendevo…voglio dire…-
Prima
che Silvercloud possa ribattere qualcosa uno dei suoi colleghi gli si rivolge
in tono preoccupato:
-Sam, abbiamo un problema.-
-Di cosa parli, Ken?-
-I telefoni non funzionano. Quelli del palazzo
e quelli personali.-
-Non è possibile! Qui c’è sempre stato campo.-
In
quell’esatto momento tutte le luci si spengono e non occorre essere profeti per
sapere che questo vuol dire guai in arrivo.
Da
qualche parte negli Stati Uniti un giovanotto che veste una variante del
costume di Capitan America entra in una sala dove tre uomini ed una donna lo
stanno aspettando.
-Benvenuto figliolo.- lo saluta uno di loro, un
uomo sui sessant’anni ben vestito, capelli e baffi grigi ed occhiali con la
montatura di tartaruga -Naturalmente avrai immaginato che abbiamo una nuova
missione per te e la tua squadra.-
Il
Capitano annuisce e replica:
-Naturalmente, Signore. Quale nemico
dell’America dobbiamo sistemare questa volta?-
-Mi piace il tuo spirito, figliolo.- ribatte
sorridendo il Dottor David James Quinn.
Emmy
Doolin è una che impara dagli sbagli passati e si tiene a giusta distanza
dall’uomo che sta seguendo lungo la strada trafficata che porta all’aeroporto
Ronald Reagan.
Il
cecchino non si è ancora accorto di lei ma presto lo farà, è inevitabile quindi
meglio tenersi fuori portata dalle sue armi e sarebbe capace di usarle senza
farsi troppi scrupoli verso gli innocenti che potrebbero andarci di mezzo.
Dall’ultima
volta[6] ha
preso informazioni sull’uomo che sta inseguendo. Richard von Burian è uno
psicopatico senza remore morali e senza la minima empatia verso chiunque. In
altre parole è pericoloso, mortalmente pericoloso
-Il nostro amico vuole prendere un aereo. Forse
intende raggiungere il suo capo all’estero. La nave sta affondando ed i topi
scappano.- dice parlando ad un microfono.
<<Non deve riuscirci.>> le replica
Chris Elder <<Bloccalo se puoi ma senza mosse troppo avventate. Ricorda
che hai una buona copertura aerea.
Sotto il suo casco
integrale Emmy sorride.
-Tranquillo, paparino. Non mi sfuggirà.-
Senza
aggiungere altro accelera.
4.
Sam Silvercloud è quel che si dice una vecchia
volpe e non è il tipo che si spaventa facilmente. Senza perdere la calma si
china verso Roberta Mace e le chiede:
-Sei sicura di avermi detto tutto, ragazzina?-
-Tutto quello che so- risponde lei, piccata -E
non sono una ragazzina: ho vent’anni.-
-Proprio un’adulta responsabile. Sai, questo
potrebbe anche essere un attentato da parte di qualche congrega di suprematisti
bianchi, non è che manchino in Arizona anche se non hanno mai osato spingersi
tanto in là, ma il mio istinto mi dice che quello che sta succedendo ha a che
fare con te e con il, tuo rapimento.-
-C’è qualcuno la fuori.- dice il suo collega
-Cercano di fare il minimo rumore possibile ma non sono così bravi da ingannare
un Apache. Credo che siano almeno sei..
-Tipica squadra d’assalto.- commenta Sam -E
forse ce n’è un’altra. Addestramento militare sicuramente ma quello lo abbiamo
anche noi. Avranno una bella sorpresa.-
-Volete farmi credere che avete dedotto tutte
queste informazioni senza nemmeno guardare dalla finestra?- esclama Bobbi.
-Siamo Apache.- ribatte Sam come se questo
spiegasse tutto.
Bobbi
sta per replicare ma Silvercloud le fa cenno di tacere e poi sussurra:
-Stanno entrando. Silenzio assoluto da ora in
avanti.-
Senza
aspettare una qualsiasi risposta si muove verso la porta estraendo la pistola
d’ordinanza. Sorride pensando che i suoi antenati avrebbero preferito un
coltello ma bisogna sapersi adattare ai tempi.
I
suoi avversari stanno sicuramente usando visori ad infrarossi e credono di
essere in vantaggio ma potrebbero scoprire presto di aver fatto male i loro
conti.
Ora
li sente bene. Sono proprio davanti alla porta. Cosa farebbe lui al loro posto?
Una raffica di proiettili risponde alla sua domanda. Non sono qui per
recuperare la ragazza ma per uccidere lei e tutti i presenti. Per fortuna se lo
aspettavano e nessuno è rimasto ferito ma la fortuna non durerà a lungo.
La
porta cede e qualcuno getta all’interno della sala agenti una granata flash
bang. Mossa prevedibile e Sam ne fa un’altra meno prevedibile: afferra la
granata a mezz’aria e la rilancia nel corridoio. Il suo allenatore di baseball
sarebbe fiero di lui.
Mentre
dall’altra parte si odono grida confuse, Sam si getta nel corridoio sparando.
Richard
von Burian emette una sorta di grugnito. Ha qualcuno alle costole, qualcuno che
non si preoccupa di essere stato individuato ed è un motociclista bravo quasi
quanto lui. Deve scrollarselo dalle costole alla svelta.
Prova
a girarsi e sparare ma è difficile tenere la strada con una mano e prendere la
mira con l’altra mentre l’altro scarta. C’è un’altra cosa che può fare.
Rischiando
il tutto per tutto fa un’inversione a u evitando per miracolo o abilità un po'
di auto e poi punta verso il suo inseguitore.
Dall’alto
Falcon ha osservato tutta la manovra. Finora si è tenuto in disparte ma adesso
è arrivato il momento di agire in prima
persona.
-Giù Redwing.- dice al suo falco.
Un
attimo dopo entrambi si precipitano in picchiata verso il basso
5.
Un vecchio detto recita che se vuoi un lavoro
fatto bene devi farlo da solo. La donna chiamata Capitan America la pensa allo
stesso modo e così ha deciso di fare qualche indagine per conto suo.
La
villa dove abita Ian McMasters quando è negli Stati Uniti sembra apparentemente
vuota e la cosa non è sorprendente visto che il suo abituale occupante è
fuggito all’estero per evitare una possibile incriminazione. Cap dubita di
poter trovare qualcosa ma non si sa mai: magari per la fretta di partire
McMasters si è lasciato dietro qualche indizio.
Entrare
nella villa è abbastanza facile per una con i suoi talenti. Non le sfugge
l’ironia di una tutrice della Legge che la viola anche se per un bene superiore.
Del resto è anche a questo che servono le identità segrete. Quanto al bene
superiore, quanti si sono appellati a questa motivazione per giustificare le
loro azioni?
Liz
Mace lascia da parte le questioni filosofiche e si concentra su quello che è
venuta a fare. Sorride amaramente pensando che un tempo sarebbe stato facile
trovare qualche appunto dimenticato ma chi scrive più a mano ormai?
-È un piacere per me incontrarla, Mon
Capitaine anche se avrei preferito circostanze migliori.-
Quella
voce, quell’accento. Non lui, per favore, pensa Capitan America mentre si volta
di scatto per trovarsi davanti:
-Batroc?-
Emmy
Doolin si vede arrivare addosso la moto di von Burian con lui che già impugna
la pistola e capisce che deve agire alla svelta se non vuole essere uccisa.
Von
Burian le si affianca sfrecciando tra le auto e si prepara a sparare. In quel momento un falco gli artiglia la mano
strappandogli la pistola. L’uomo perde il controllo della moto che sbanda e
piomba contro un guardrail mentre il suo guidatore viene proiettato oltre
precipitando verso il fiume Potomac.
Non
ci arriva perché Falcon lo afferra a mezz’aria e tenendolo per il bavero gli
dice:
-Tu ed io dobbiamo parlare.-
In
una certa isola dei Caraibi l’anziano gentiluomo britannico di nome Ian
McMasters sta parlando al telefono e nella concitazione non si accorge che
qualcuno si è avvicinato alle sue spalle e sta ascoltando la sua conversazione.
-Puoi stare tranquillo, August. Ho preso tutte
le contromisure necessarie. Qualsiasi cosa o persona potesse incriminarmi è
stata eliminata ed io sono ormai il solo
a sapere del tuo coinvolgimento.-
August?
Dunque Sir Ian ha un socio occulto a cui deve rispondere o questo August,
chiunque sia, è il misterioso committente degli ultimi incarichi della North
Organization?
Questo sì che è
interessante, pensa Alicia Wallencott ringraziando il caso che l’ha fatta
ritornare dalla spiaggia proprio al momento opportuno.
August.
Alicia sente che questo nome dovrebbe dirle qualcosa ma non riesce a
focalizzarlo. Poco importa al momento. In un modo o nell’altro scoprirà chi è.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Rieccoci di nuovo in pista dopo tanto tempo. Si
ricomincia da dove ci eravamo lasciati con un racconto tutto sommato
interlocutorio dove avviene poco o nulla e c’è pochissima azione.
Ci rifaremo nel
prossimo dove tutti o quasi i nodi verranno al pettine e si getteranno le basi
per la nuova esplosiva saga.
Oddio, forse mi sono
sbilanciato troppo. -_^
Carlo